lunedì 7 dicembre 2009

Avvenire 6/12/2009 - Princess e il PIAM contro la tratta

 Avvenire, 6/12/2009, pag.23

 «Io, ribelle contro la tratta»
di Maurizio Dematteis
 
« La mia famiglia vive in un paesino di cinquemila abitanti nello Stato di Akwa Ibom, in Nigeria, dove ho ancora un fratello e sei sorelle. Quando vado a trovarli il re del mio villaggio mi accoglie con grandi feste e la mia famiglia è orgogliosa di me». Princess Inyang Okokon è una donna decisa, che non si fa intimorire dalle difficoltà. Donna, giovane, nera, residente in un Paese, l’Italia, che non fa certo sconti di genere, generazione o razza, è riuscita a diventare un punto di riferimento per le donne vittime della tratta in Italia attraverso la sua associazione Piam Onlus di Asti. Tanto da essere insignita dell’autorevole premio Protagonista sul campo «Takunda» 2009, manifestazione promossa ogni anno dall’Ong Cesvi, con il contributo del ministero Affari esteri (direzione generale Cooperazione allo sviluppo). «Il primo 'articolo 18' dell’associazione [legge di tutela delle donne schiavizzate, ndr ]
sono stata proprio io – taglia corto Princess –. Vittima della tratta, sono finita a prostituirmi per strada a Torino». Era il 1999, quando la zia di un ex fidanzato la convince a partire per l’Europa dove, promette, potrà lavorare come cameriera in un ristorante di sua proprietà.
  Princess contrae un debito di cinquantamila euro per mettersi nelle mani dei trafficanti, convinta di poterlo restituire in sei mesi di lavoro in Europa. «Sono partita da Lagos per arrivare a Londra in aereo, con un passaporto inglese falso – racconta –. A Londra ho chiesto asilo politico e sono scappata dall’hotel dove mi avevano accompagnato i poliziotti. C’era un’auto dell’organizzazione che mi aspettava fuori e che mi ha portato in Italia con altre connazionali». Giunta in Italia, a Torino, Princess viene venduta a una donna che gestisce un giro di prostitute su strada. «In Nigeria ho sempre prestato la mia opera di volontariato in chiesa per aiutare le persone – ricorda –. Ora ero io quella in difficoltà».
  Conosce un ragazzo che parla inglese e finalmente gli racconta la sua storia. Lui, Alberto Mossino, un chimico di Asti, la aiuta a scappare dalla strada, coinvolge una serie di amici e crea, insieme a Princess, l’associazione Piam Onlus di via Umberto
Rossi, 4 ad Asti. All’inizio i trafficanti la cercavano.
   Ma io non ho paura – tiene a sottolineare – e nemmeno Alberto. Ho preso qualche precauzione, tipo non andare più alle feste della comunità nigeriana piemontese o non frequentare amiche nigeriane di cui non sapevo se potermi fidare. I trafficanti hanno telefonato in Nigeria minacciando i miei conoscenti. Ancora adesso qualche volta mi entrano in casa e spaccano tutto. L’ultima volta è capitato solo tre mesi fa.  Continuano, ma io non ho paura di loro».
 
Oggi Piam Onlus realizza progetti in Italia e all’estero, tutti indirizzati ad aiutare le vittime di sfruttamento sessuale: ad Asti gestisce un’unità di strada, uno sportello informativo e due comunità di accoglienza.
  Princess è il punto di riferimento non solo per le donne vittime della tratta, ma per tutti gli stranieri in difficoltà. Che arrivano da lei attraverso il passaparola. «Abbiamo anche un progetto internazionale in Nigeria – spiega –. Si chiama «Safe Sex Long Life» [«Sesso sicuro, lunga vita», ndr ] ed è partito nel 2004. È il primo progetto specificatamente rivolto al contrasto della diffusione dell’Aids». Una serie di unità mobili che cercano di contattare le prostitute attraverso la rete creata da associazioni locali. Con buona pace dei trafficanti: «In realtà con loro non abbiamo mai avuto problemi – spiega Princess –. Se poi, attraverso le unità mobili, riusciamo ad agganciare le ragazze per farle uscire dal giro… tanto di guadagnato. Ma questo i trafficanti non hanno da saperlo». Princess del progetto è il capo indiscusso. Conosce la Nigeria, gestisce la rete di contatti con le associazioni locali e sa dove andare a trovare i trafficanti. «Loro hanno locali notturni dove fanno prostituire le ragazze – spiega –. Spesso sono club con presidenti e direttori. E queste persone che sfruttano le prostitute in Nigeria hanno sempre contatti con i trafficanti internazionali».

  
A partire dal 2010 però, purtroppo, Safe Sex Long Life perderà il contributo della Regione Piemonte, e Piam onlus sta cercando di trovare nuovi finanziatori. «Un po’ di paura del periodo passato sulla strada mi è rimasta – ricorda Princess –. Ma il mio futuro è con Alberto, ci siamo sposati cinque anni fa, prima in Italia poi in Nigeria. Io lavoro a Piam onlus e studio alla scuola serale per
imparare meglio l’italiano, Alberto è presidente dell’associazione in cui fa volontariato. Figli? Ancora un po’ di pazienza e arriveranno».

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