lunedì 22 ottobre 2012

Alessandria - Le retate contro le prostitute peggiorano la situazione


Da anni PIAM onlus svolge l'attività di Unità di Strada nella città di Alessandria, nell'ambito del progetto "Piemonte in rete contro la tratta".
Sottoscriviamo in pieno le osservazioni riportate da Fabio Scaltritti dell'Associazione Comunità San Benedetto al Porto.


alla redazione di Alessandria News - www.alessandrianews.it

Carissimi, 
in queste ultime settimane si susseguono i controlli antiprostituzione sul nostro territorio e i fermati, quasi sempre cittadine straniere, subiscono direttamente sulla loro pelle le conseguenze dirette di questo tipo di operazioni: espulsioni, fogli di via, denunce, ecc. 
Dopo aver collaborato per diversi anni con il Ministero della Sanità e con l'ISS (Istituto Superiore di Sanità) nel campo della prevenzione della diffusione dell'HIV e delle altre MTS (Malattie a Trasmissione Sessuale) posso affermare che sono proprio questi i modelli di intervento che aumentano a dismisura il rischio della diffusione di queste patologie tra la popolazione tutta. 
I controlli "a tappeto", le retate e questo tipo di azioni non fanno altro che aumentare il sommerso, cioè il fenomeno delle donne che "spariscono" dalle strade visibili e sono costrette a lavorare in posti sempre meno sicuri e controllabili. La paura della conseguenza legale aumenta poi la loro ricattabilità sia da parte della malavita che da parte dei clienti in quanto la sex-worker si trova in una posizione di maggiore vulnerabilità. 
Quaste non sono affermazioni derivanti solo dall'esperienza ma rappresentano il frutto di anni di ricerche epidemiologiche che hanno affermato senza ombra di dubbio che i rischi sanitari e criminogeni si riducono in presenza di una collaborazione delle lavoratrici del sesso (e non una criminalizzazione). Che le operazioni di polizia si fanno costruendo percorsi di aiuto e di emersione del fenomeno.
Per ultimo queste operazioni di Polizia (anche quelle della Polizia Urbana) spingono la malavita ad uno sfruttamento sempre più massivo e potente con turn over tra le diverse città e, nelle città, tra le diverse zone di lavoro. 
Questo indebolisce i legami tra le donne in strada, le rende più vulnerabili e ricattabili e le espone sempre più a rischi di minacce, violenze, ecc. 
Le Unità di Strada, i numeri Verde e gli Sportelli antiprostituzione hanno sempre lavorato per costruire con le lavoratrici e i lavoratori del sesso rapporti di fiducia, di aiuto e di consapevolezza con l'obiettivo di renderle più sicure, più in grado di denunciare gli sfruttatori, più libere da ricatti e violenze. Più capaci di tutelarsi dai clienti (che continuano a richiedere rapporti sessuali non protetti - e quindi ad alto rischio).
Le Operazioni di Polizia effettuate con le modalità "a retata" invece distruggono tutto questo e alimentano insicurezza e rischi per le ragazze in strada ma, purtroppo indirettamente, anche per la popolazione generale. Le lavoratrici del sesso non sono una popolazione "epidemiologicamente chiusa", anzi.
E in una fase storica in cui chiudono i Centri Antiviolenza, si riducono gli interventi di prevenzione sanitaria, mancano i centri di accoglienza allora la fa da padrona la Repressione (che passa talvolta con il termine errato di prevenzione) con tutte le negative conseguenze di cui sopra. 
Certo, il risultato potrebbe essere meno ragazze sugli spalti della nostra Città ma molte di più nelle periferie più buie, nelle stradine di campagna, negli appartamenti nascosti gestiti dalla malavita. Ne siamo davvero consapevoli?

14/10/2012
Fabio Scaltritti - Associazione Comunità San Benedetto al Porto
(Aderente  Consulta Nazionale AIDS presso Ministero della Salute) 

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