domenica 2 giugno 2013

Commercio di esseri umani: sono 2.381 gli schiavi d'Italia. L'appello delle associazioni: non tagliate i fondi all'assistenza



Lasciano il paese d'origine con la promessa di un lavoro, un viaggio della speranza che costa tra i 30 e i 40 mila euro, per ritrovarsi sul ciglio delle strade. Sono le vittime della tratta, tante, troppe, e spesso invisibili. In Italia sono 2381. È ciò che emerge dal rapporto 2013 della Commissione europea: la prima statistica che raccoglie i dati del 2008, 2009 e 2010 sul traffico di esseri umani nei paesi fedeli al trattato di Maastricht. Numeri, ma anche storie e volti che si intrecciano. C'è Princess, nigeriana, prima donna a denunciare la madame e sgominare una banda di 70 criminali; e la piccola Eveline, troppo minuta per reggere la strada, una fuga ogni 20 giorni, poi il ritorno dagli aguzzini.
I dati. Nel 2010, i 24 Stati membri dell'Unione Europea hanno segnalato 9528 vittime: un aumento del 18 per cento rispetto al 2008. Costante la percentuale dei minori coinvolti (15 per cento) nel traffico di uomini, mentre il primato (l'80 per cento) spetta alle donne. I dati prendono in considerazione diverse forme di sfruttamento: circa il 62 per cento dei nuovi schiavi finisce nel giro della prostituzione, che aumenta annualmente, e il 25 per cento nel mercato del lavoro nero.  
I tagli all'assistenza. In Italia l'articolo 18 del decreto legislativo 286 del 1998 permette alle vittime di tratta che denunciano di ottenere il permesso di soggiorno, ricostruirsi una vita e annientare le reti di trafficanti e sfruttatori. Un modello considerato ottimale a livello europeo, che dall'anno prossimo potrebbe essere smantellato. Da qui l'appello delle onlus: "Non tagliate i fondi all'assistenza". "Negli ultimi anni c'è stato un totale disinteresse da parte del governo - denuncia Alberto Mossino dell'Associazione PIAM. La spending review prevede di tagliare, entro il 2014, 5 milioni a un totale di 8 milioni e 800 mila euro. Sarebbe una strage. Abbiamo inviato una lettera al nuovo ministro alle Pari opportunità, Josefa Idem e al ministro per l'integrazione Cecile Kyenge". Un appello condiviso da tutta la rete d'assistenza: "Riusciamo a salvare il 5 per cento delle donne che si prostituiscono per strada è già un gran risultato - prosegue Andrea Morniroli della Cooperativa Dedalus -. Se non si ammalano di Hiv, lo Stato risparmia tra i 2.500 e i 3 mila al mese. Un servizio offerto non solo agli immigrati. A Napoli, infatti, ogni sera si prostituiscono tra strada e indoor circa 400 persone, ciò vuol dire che ci sono circa 2 mila clienti".
I luoghi e la mancanza di tutele. Cresce il numero di vittime, diminuisce il numero dei processi. Anomalia tutta italiana e in particolare campana. Lo sfruttamento di giovani donne africane sulle strade del litorale Domizio è una realtà consolidata da decenni. Come dimostra Castel Volturno. Reportage sulla mafia africana, di Sergio Nazzaro, che ripercorre i luoghi della tratta, evidenziando le lacune del sistema. "Non è normale - dice Nazzaro - che il numero dei procedimenti per reati concernenti la tratta di persone è solo 179 nel 2010, con un deciso calo in confronto agli anni precedenti. Perché? La legge, l'articolo 601 del codice penale, esiste ma è difficile applicarlo. Il vero problema è che abbiamo pochi dati. Non c'è nessun numero che riguarda gli immigrati irregolari, la situazione in Campania è pessima".

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