venerdì 2 maggio 2014

In ogni situazione di emergenza la prima regola è sempre quella di gestire l’emotività

L’appello del vescovo Ravinale sull’emergenza profughi
“In questi giorni continuano a giungere nella nostra provincia ondate di profughi che hanno attraversato il Mediterraneo e non possono ormai più rimanere a Lampedusa, ma devono necessariamente essere distribuiti sul territorio italiano.
Siamo ormai al terzo contingente di profughi nel giro di neppure un mese. Un primo gruppo accolto a Gorzano di San Damiano e poi quasi subito distribuito sul territorio della provincia; un secondo gruppo a Villanova e assorbito in modo più lento dal territorio; il terzo gruppo viene collocato nel territorio di Asti in attesa di una trovare sistemazione il più presto possibile.
Non siamo ovviamente i soli a essere interpellati: tutte le provincie italiane vengono chiamate in causa, perché l’afflusso di profughi sembra prospettarsi ancora imponente. Probabilmente non si tratta di un’emergenza passeggera, ma di una situazione che dovremo attrezzarci a vivere con la maggiore lucidità possibile. I Cristiani affronteranno la situazione aiutati dalla convinzione che il  forestiero bisognoso di essere accolto è Gesù stesso, ma anche quanti non hanno la fortuna di dare un senso così alto dovranno comunque vivere questa nuova situazione storica con grande responsabilità.
Ci troviamo di fronte a una svolta della storia caratterizzata da migrazioni di massa, che gli stessi interessati vorrebbero evitare, ma che tutti siamo chiamati ad affrontare con molta concretezza, evitando timori fuori posto e ostilità preconcette.
Alla comunità cristiana chiedo di mostrarsi all’altezza della situazione, collaborando con le autorità civili per trovare forme concrete di accoglienza, controllare l’emotività inevitabile e pericolosa di questi momenti e mostrare l’autenticità della propria fede.
Innanzi tutto chi arriva presso di noi deve essere in qualche modo sistemato, prima in centri di smistamento provvisori e poi con sistemazioni vivibili. Le autorità preposte si stanno prodigando in questo impegno con molta generosità, ma hanno bisogno di poter contare su una collaborazione responsabile da parte di tutti, per individuare strutture adeguate e non dover affrontare troppa resistenza, peraltro inutile, perché questi arrivi continueranno, indipendentemente dalle nostre convinzioni.
In ogni situazione di emergenza la prima regola è sempre quella di gestire l’emotività, che assume forme diverse: dalla paura alla rabbia, dall’isteria  alla violenza. Gli sconosciuti che chiedono accoglienza sono persone giovani e sane, in cerca di situazioni di vita accettabile e di lavoro, capaci di affrontare grandi sacrifici e sicuramente non mossi da intenzioni cattive. Spesso non sono neppure intenzionati a rimanere nei luoghi dove sono giunti, perché probabilmente si sono prefissi una loro meta. Trattati umanamente si rivelano persone assolutamente rispettabili. Tutti insieme però dobbiamo contribuire a una mentalità accogliente e serena, assolutamente necessaria per evitare che situazioni di per se stesse difficili si possano rivelare destabilizzanti.
Un momento così delicato può costituire un’occasione importante per testimoniare l’importanza di una comunità cristiana autentica di fronte alle sfide del mondo contemporaneo che, dilaniato da contrasti e divisioni, ha bisogno assoluto di chi lo aiuti a realizzare un cuor solo e un’anima sola. Con la comune ricerca del bene di tutti e con un’accoglienza vicendevole qualsiasi problema può essere affrontato. In un clima di sospetto, di contrasto e di respingimenti le tensioni continueranno ad aumentare e potrebbero diventare insostenibili.
Da un punto di vista operativo propongo che attorno alla Caritas Diocesana si costituisca un’équipe disponibile a donare la sua collaborazione. Ma a tutti chiedo di essere attenti a questa situazione, non voluta e giunta all’improvviso, ma che non possiamo permetterci di ignorare, per non doverci scoprire superati dalla storia”.


Francesco Ravinale, vescovo di Asti

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