l'articolo su Narcomafie "In vino veritas: Canelli e il caporalato"
Canelli, provincia di
Asti, terra di vigne nelle quali si raccoglie l’uva che si trasforma in barbera
e moscato, ha visto negli ultimi anni un incremento, fino a diventare un prassi, delle
assunzioni di braccianti macedoni e bulgari per la vendemmia.
All’inizio di dicembre
del 2013, un articolo dell’Espresso intitolato “La vendemmia della vergogna” ha
denunciato, a livello nazionale, la presenza di caporalato nell’impiego di tali
braccianti e ha mostrato delle immagini dell’accampamento che alcuni di loro
hanno creato a cielo aperto nella cittadina.
Dopo aver intervistato
Alberto Mossino, dell’associazione Piam Onlus di Asti, che ha seguito la
situazione da vicino, denunciando un impiego di manodopera da parte delle
aziende vinicole tramite un caporalato legalizzato sotto forma di cooperative e
la pessima condizione abitativa nella quale vertevano alcuni dei macedoni e bulgari
recatasi a Canelli per la raccolta dell’uva, abbiamo voluto approfondire la
conoscenza sulla situazione parlando con Marco Gabusi, il sindaco della città.
Gabusi ci ha raccontato
che Canelli ha una grossa comunità macedone e bulgara di circa un migliaio di
persone che da anni vivono in modo stanziale nella città, questo avrebbe permesso l’inizio
di impiego di connazionali in cerca di un’occupazione di breve durata per la raccolta dell’uva. Una settimana prima
dell’inizio della vendemmia arrivano a Canelli molti pullman di macedoni che
vengono ospitati da parenti e amici durante il periodo di raccolta, alcuni
(circa un centinaio) non avendo tale possibilità, si sono arrangiati costruendo
un accampamento nella cittadina.
Per la vendemmia
passata l’accampamento è sorto a ridosso del fiume Belbo, per quella del 2013
invece in un piazzale cittadino. Questo avrebbe creato problemi di convivenza
con la cittadinanza canellese che si è lamentata della sporcizia e ha
manifestato timore per la presenza di tali stranieri che, a dire del sindaco,
non sarebbero riusciti a essere impiegati in nessuna azienda tramite le
cooperative.
Sarebbe proprio su tali
braccianti che si è generato un fenomeno di caporalato , non essendo impiegati
in modo convenzionale infatti, essi vengono presi e portati dai caporali non
solo a Canelli, ma anche nelle zone circostanti, per alcune giornate lavorative
. Ma questo implica che sono costretti ad accettare salari bassissimi se
confrontati con lo sforzo e l’orario di lavoro perchè non possono che
accontentarsi.
L’accampamento creatosi
è stato spostato, per le lamentele, in una zona industriale più isolata e sono
stati forniti dall’amministrazione, una doccia e due wc chimici.
Ma esisterebbe anche un
altro tipo di caporalato, le aziende infatti, assumono i braccianti stranieri
tramite delle cooperative che sono in parte miste italo-macedoni, in parte macedoni e in
parte italiane, che si occupano di gestire contratti, orari e paghe dei braccianti per conto dei proprietari terrieri, i
proprietari pagano il lavoro della cooperativa che però,non essendo un’agenzia
interinale, non potrebbe fare dell’intermediazione.
Le paghe dei braccianti
si aggirerebbero sui 5 euro l’ora e gli orari di lavoro non sarebbero sempre
rispettati.
Questo tipo di modalità di assunzione sembrerebbe diffuso e difficilmente
scardinabile nella zona del canellese, il sindaco afferma che i controlli della finanza e della polizia, per
quest’anno di vendemmia, avrebbero però trovato solo 5-6 cooperative non in regola sulle 250 ispezionate.
L’amministrazione ha
predisposto per l’anno passato un’agevolazione per le aziende che avrebbero
assunto cittadini canellesi in difficoltà lavorative, sarebbero così stati impiegati per la
raccolta dell’uva 25 cittadini con un contributo per le aziende di 160 euro per
ogni assunto.
Il sindaco si è
dichiarato preoccupato per gli anni a seguire, se infatti dovessero essere
sempre più le persone che si recano a Canelli senza sicurezza d’impiego, sarebbe agevolata una loro
assunzione tramite caporalato e si creerebbero condizioni abitative peggiori
degli anni passati.
E’ auspicale, ad avviso
del primo cittadino, uno sforzo ancor più concertato tra prefettura,
amministrazione comunale e forze dell’ordine per gestire l’arrivo e
l’assunzione dei braccianti stranieri.
Certo è che la
situazione merita del monitoraggio e dell’impegno affinchè anche le forme di
caporalato più sottili e semi legalizzate vengano sostituite con assunzioni regolari e dignitose.
Le aziende della zona
producono prodotti di altissimo valore economico e enogastronomico ma diventerà
difficile trovare gustoso e pregiato lo sfruttamento.
24/01/2014
Giulia D’Ottavio
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