commenta Alberto Mossino del PIAM: «Serve un coordinamento permanente per pianificare meglio una situazione che ormai va al di là dell’emergenza. La soluzione è inclusiva - spiega - deve coinvolgere la cittadinanza, dar fiato a chi sul territorio ha voglia di dare ospitalità. Se è vero quello che dice il ministro Alfano sui prossimi sbarchi, bisogna organizzarsi per questa eventualità». E’ la proposta che le associazioni di Asti e Alessandria che si occupano di migranti inoltrano alle prefetture. Ed è ciò che, a livello nazionale, hanno segnalato Arci, Caritas, Fondazione Migrantes e Coordinamento comunità di accoglienza: «Riteniamo che la sola collocazione presso strutture alberghiere o enti pubblici e privati, nonché l’assenza di una regia, abbia ulteriormente peggiorato le condizioni non solo delle persone, ma anche dei territori ospitanti, lasciando sedimentare solitudini individuali e collettive, potenziando resistenze ideologiche, indebolendo sistemi di accoglienza». Chiedono un piano organico, ritenendo «improponibile affrontare questo esodo, ormai strutturale nella nostra epoca, con politiche nazionali caratterizzate dall’emergenza».
lunedì 14 aprile 2014
“Ma ora si vada oltre l’emergenza"
commenta Alberto Mossino del PIAM: «Serve un coordinamento permanente per pianificare meglio una situazione che ormai va al di là dell’emergenza. La soluzione è inclusiva - spiega - deve coinvolgere la cittadinanza, dar fiato a chi sul territorio ha voglia di dare ospitalità. Se è vero quello che dice il ministro Alfano sui prossimi sbarchi, bisogna organizzarsi per questa eventualità». E’ la proposta che le associazioni di Asti e Alessandria che si occupano di migranti inoltrano alle prefetture. Ed è ciò che, a livello nazionale, hanno segnalato Arci, Caritas, Fondazione Migrantes e Coordinamento comunità di accoglienza: «Riteniamo che la sola collocazione presso strutture alberghiere o enti pubblici e privati, nonché l’assenza di una regia, abbia ulteriormente peggiorato le condizioni non solo delle persone, ma anche dei territori ospitanti, lasciando sedimentare solitudini individuali e collettive, potenziando resistenze ideologiche, indebolendo sistemi di accoglienza». Chiedono un piano organico, ritenendo «improponibile affrontare questo esodo, ormai strutturale nella nostra epoca, con politiche nazionali caratterizzate dall’emergenza».
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